Anoressia e bulimia

Il cattivo rapporto con il cibo riguarda sempre più persone, quale sintomo di un malessere interiore che non di rado assume le forme di una patologia psicofisica.

 

IL PROBLEMA INQUADRATO

“Anoressia” e “Bulimia” definiscono dei disordini alimentari compulsivi, cioè scatenati da un impulso coatto, incontenibile. 

Questi sono sostanzialmente accomunati da un’intensa paura di acquistare peso.

L’anoressia è il persistente rifiuto del cibo. La bulimia è una irrefrenabile avidità di cibo. 

Spesso le due cose risultano collegate, intrecciate come due aspetti dello stesso malessere.

Tali alterazioni alimentari attraversano tutti gli strati sociali e le fasce anagrafiche, seppure interessino specialmente l’età giovanile e particolarmente le giovani. 

NOTA: le statistiche riportano tra le giovani una prevalenza dell’1% di casi di bulimia, il doppio delle anoressiche, ma queste cifre sono influenzate dal fatto che per le bulimiche è più facile rivolgersi ad un centro di cura.

I dati comunicati nel Congresso dell’Associazione Nazionale Dietisti confermano la drammaticità del fenomeno: ogni anno muoiono 200 persone ed il 50% dei malati coesiste a vita con il disturbo. Soltanto il 30% riesce a superare la patologia.

Nei paesi industrializzati come l’Italia, 8/10 ragazze su 100 tra i 12 e i 25 anni di età soffrono di disturbi del comportamento alimentare, di queste 1/2 nelle forme più gravi. 

Anoressia e bulimia stanno colpendo anche le mamme; si registra un aumento delle richieste di aiuto dalle over 40 e persino dopo i 55-60 anni.

 

CAUSE ED EFFETTI

Alla base di un disordine alimentare possono esservi drammi familiari (come l’essere fortemente trascurati dai propri genitori o la separazione di essi), difficoltà relazionali, eventi traumatici e pure cause inspiegabili (I Sam. 1:7-8; Sal. 102:4).

Più spesso simili disturbi dipendono dalla sopravvalutazione dell’importanza della forma fisica, dalla brama di corrispondere ad un canone estetico, a modelli sociali falsati dai media che esigono snellezza. Chi non ha una corporatura scolpita si sente poco attraente, perfino oggetto di derisione. Perciò l’anoressico prende in odio il cibo e vive con lo scopo di dimagrire ad oltranza.

Quando la persona inizia a sottoporsi ad una esasperata dieta “fai da te”, senza le prescrizioni di un dietologo, all’inizio prova la soddisfazione di poter controllare la propria astinenza dal cibo. 

Questo regime alimentare, che in un primo momento potrebbe compiacere come espressione della forza di volontà, diventa però una prigione, una spirale incontrollata senza uscita.

Mangiare qualcosa in più crea una tale frustrazione che si cerca ad ogni costo di liberarsi dal cibo. Così il soggetto anoressico si priva del nutrimento, fino a non sentire lo stimolo a mangiare, anzi giungendo ad un rigetto del cibo. 

Il bulimico giunge a mangiare qualsiasi cosa in quantità enormi per poi svuotarsi forzatamente lo stomaco, impedendo l’assimilazione calorica. 

Le fobie alimentari privano il corpo del fabbisogno necessario e ne compromettono il metabolismo basale, cioè la quantità di energia che un organismo vivente consuma in condizione standard di riposo, determinando conseguenze devastanti per la salute e la vita.

Questa malnutrizione provoca ulcere, danni permanenti ai tessuti dell’apparato digerente, danni cardiaci e al sistema nervoso, depressione, senso di vergogna e di colpa, difficoltà a mantenere relazioni sociali, comportamenti maniacali. 

 

CONSOLAZIONE E DIAGNOSI DIVINA 

Tali ossessioni costituiscono una drammatica conferma della fragilità umana. 

Tuttavia, chi soffre di qualsiasi insano rapporto con il corpo e con il cibo deve sapere che non è solo, abbandonato da Dio. 

Il Signore ha verso queste persone piena comprensione, compassione e fattiva benevolenza, ovvero volontà di intervenire a nostro favore. 

Proprio per questo bisogna fidarsi pienamente di Cristo ed aprirsi al suo soccorso, a partire dalla diagnosi spirituale che Egli può presentare a chiunque cerca il suo aiuto (Giob. 33:19-28). 

Gesù ha insegnato a chiedere al Padre celeste il “pane quotidiano”, ovvero quanto sufficiente ad alimentare ogni giorno l’esistenza fisica (Mat. 6:11). 

Il Creatore ha fatto l’uomo in modo che nutrirsi sia un preciso impulso naturale, congenito ed immutabile, finalizzato alla conservazione della specie (Gen. 1:29; 9:3). 

Tale istinto è però danneggiato quando si mangia troppo, si mangia male o non si mangia. 

Bisogna prendere atto che alterare contro natura l’integrità di un istinto creaturale, sia in difetto sia in eccesso, è una violazione dell’ordine divino. 

La Parola del Signore mostra come certe estremizzazioni ansiogene del rapporto con il cibo, rimandano ad una cura idolatrica del corpo; in altri termini, esprimono una “riprogrammazione innaturale” della cura fisica, per la quale il corpo non è più il tempio da usare al servizio del Signore, ma diviene il dio da venerare (Mat. 6:25; Filip. 3:19). 

Va compreso che un cattivo uso del corpo esterna una cattiva condizione dell’anima (I Re 21:4).

Riconoscere la propria condizione interiore dinanzi alla luce biblica è il primo passo di fiducia da fare per affrontare ogni complicata battaglia psicofisica.

NOTA: medici specialisti psicoterapeuti possono aiutare a ricomporre la struttura psicologica e dare un supporto teorico per affrontare malattie complesse come quelle qui in esame. 

Il Signore tuttavia ha il primato per operare nella completezza dell’essere umano, incidendo il problema fino alle sue più radicali origini. 

Per essere affrancati da ogni insano rapporto con il cibo, da influenze devianti e dipendenze, occorre costruire o ricostruire un sano rapporto di dipendenza dal Signore.

 

LA “CURA” BIBLICA

Dietro la perversione di un istinto c’è il peccato e questo produce il giudizio (I Cor. 3:16-17). 

Vi è necessità che Dio operi nella nostra vita, innanzitutto perdonando l’origine della perversione alimentare per quanto attribuibile alla scelta (ovvero alla disubbidienza) umana. 

Secondariamente, si deve esercitare la propria fede in Cristo, che ha trionfato sulla croce per donare guarigione e liberazione da ogni forma di schiavitù, incluse le condotte compulsive (Efes. 3:16-19). 

Soltanto così si può realizzare la soddisfazione più profonda nell’opera di Cristo (I Cor. 6:12-13).

L’anima saziata dalla Sua presenza inizia a sperimentare gratificazione nel modo più profondo e concreto, essendo liberata dal laccio dell’egocentrismo (Giov. 6:35). 

L’autostima allora non dipenderà più dal calare dei numeri sulla lancetta della bilancia, bensì dal realizzare il personale amore di Cristo per ciascuno di noi (Gal. 2:20).

La Parola di Dio ci guida in ogni modo a non entrare nel vortice ingestibile di qualsiasi devianza autolesionista (o ad uscirne), da disfunzioni alimentari segnate dalla profonda frustrazione, dalla incapacità di amare sé stessi come si è, dalla paura di non essere amati e stimati (Efes. 5:29). 

Il vittorioso risanamento psicofisico, dunque, si sperimenta stimando l’autorità divina quale rivestimento di forza per vivere un verace e pieno benessere umano (Rom. 13:12-14).

 

Alessandro Cravana

Studi biblici

studiare la bibbia

Ascolta in diretta Radio Evangelo Matera

Dove siamo

Chiesa Cristiana Evangelica ADI

Via San Pardo, 50 bis, 75100, Matera (MT)

Assemblee di Dio in Italia

Chiese Cristiane Evangeliche "Assemblee di Dio in Italia"
Ente Morale di Culto D.P.R. 5.12.1959 n.1349

 

Seguici sui social

 

Scrivici

© 2024 Chiesa Cristiana Evangelica Assemblee di Dio in Italia, Matera Via San Pardo 50/bis. webmaster@adimateraviasanpardo.it