Gruppo giovanile: dalle nostre riunioni

 


 

Riunione del 23/03/24: Tale e Quale

Passo di riferimento: Marco 10:17-22

Il passo preso in esame tratta la storia di un giovane ricco, che va da Gesù perché vuole ottenere la vita eterna. Purtroppo, la storia non ha un lieto fine, infatti, Gesù gli chiede di lasciare tutte le sue ricchezze ai poveri e di seguirlo. Ma egli, sconsolato, si allontana da Gesù senza ascoltare il suo invito, rinunciando così alla vita eterna.


Spesso, noi ci troviamo nella stessa situazione: sappiamo "dove andare", cioè a Gesù, riconosciamo che egli è buono, però poi quando arriva il momento di fare il passo decisivo nei suoi confronti... esitiamo e poi rimandiamo, o addirittura rinunciamo.
Come questo giovane, ce ne andiamo dalla presenza del Signore, giorno dopo giorno, culto dopo culto, senza essere trasformati. Andiamo da chi può cambiare la nostra vita in meglio, ma ce ne usciamo "tali e quali" a come vi siamo arrivati, senza ricevere trasformazione, anzi, scoraggiati.


Per poter crescere ed essere trasformati, Dio ci invita ad abbandonare delle cose alla sua presenza.
Forse dobbiamo arrenderGli dei beni materiali, forse si tratta di orgoglio o egoismo, fatto sta che, per essere trasformati, dobbiamo arrendere e abbandonare qualcosa di noi che Egli ci comanda.


Dio fa questo nelle nostre vite, non per farci del male: Gesù guardò il giovane ricco e l'amò, in seguito lo invitò a lasciare le sue ricchezze, perché sapeva che esse erano forse troppo importanti per lui e sarebbero state un laccio e un impedimento per la sua crescita spirituale.


Non sprechiamo altro tempo! Se Dio ci sta invitando a lasciare qualcosa, è per il nostro bene! Egli, infatti, vuole trasformarci a Sua immagine e somiglianza, non vuole che rimaniamo Tali e Quali.

Riunione del 09/03/24: Ragazzi è la vostra ora!

Passi di riferimento: Geremia 1:6-7; I Samuele 3:1-9, 16:11-12


Potrà sorprenderti, ma nella Bibbia sono diverse le figure di giovani che vengono scelti ed usati da Dio, ciascuno di loro aveva dei limiti e viveva un contesto diverso. Questo sabato ne abbiamo considerati insieme alcuni:

- Il giovanissimo Geremia, che davanti ad un popolo idolatra e perverso rispose alla chiamata del Signore dicendo: “Non so parlare, perché non sono che un ragazzo.”

- Il profeta Samuele, da poco divezzato, venne lasciato dalla madre nel tempio, dove svolgeva semplici servizi per il sommo sacerdote Eli.
- Il re Davide, l’ultimo di otto figli e dimenticato persino dal padre Isai, ma che Dio unse perché questo pastorello aveva il cuore secondo le cose di Dio.


Geremia non si sentiva adatto al proprio mandato di profeta, e da solo non lo sarebbe mai stato, ma Dio lo rese capace di parlare a re e nazioni. Samuele era cresciuto in una vita che non aveva davvero scelto, il Signore si manifestò a lui nell’ordinario, lo chiamò per nome quando tutto intorno le manifestazioni di Dio erano divenute infrequenti.

Infatti, tanto Eli quanto il popolo avevano perso il senso delle cose di Dio e, come per Geremia, Dio non cercava giovani eloquenti o capaci, ma consacrati. Se pensiamo poi a Davide, era così piccolo che non riusciva neanche ad indossare l’armatura, eppure nel nome del Signore sconfisse il gigante Goliath.

Forse ti identifichi in uno di questi ragazzi. Dio non cerca giovani capaci o di bell’aspetto, perché fallirebbero riponendo troppa fiducia nelle loro capacità. Dio cerca giovani ben disposti, e se questa sarà la tua fede nel rivolgerti a Lui sperimenterai un Signore che va oltre i parametri di valutazione umani: Egli sceglie ciò che gli uomini scartano. Dio ti benedica!

Riunione del 02/03/24: I dubbi insinuati dal nemico

Passo di riferimento: 1 Re 19:1-8

«Gli dèi mi trattino con tutto il loro rigore, se domani a quest'ora non farò della vita tua quel che tu hai fatto della vita di ognuno di quelli».

Elia aveva avuto una grande vittoria: aveva distrutto gli idoli di Baal e di Astarte, facendo scendere il fuoco dal cielo ed era riuscito a ripristinare l'altare per il Signore.
Eppure, dopo essere stato lo strumento di Dio, le minacce di Izebel lo fecero vacillare, tanto da scappare nel deserto ed esprimere il desiderio di morire.
Ma perché il profeta Elia ebbe una tale paura?
Perché quelle minacce iniziarono ad insinuare dei dubbi nella sua mente.

1) DUBBIO CIRCA LA SOVRANITÀ DI DIO: "Gli dèi mi trattino con tutto il loro rigore..."
Izebel esaltava la potenza dei propri dèi, sminuendo quella del Dio di Elia.

2) DUBBIO CIRCA LA TEMPISTICA DI DIO: "...se domani a quest'ora..."
Quella donna diede una sorta di scadenza ad Elia, facendogli credere che Dio non sarebbe arrivato in tempo per salvarlo.

3) DUBBIO CIRCA LA PROVVIDENZA DI DIO: "...non farò della vita tua..."
Izebel voleva sottolineare come la vita di Elia non avesse più alcun valore per Dio, tanto da non averne più cura e protezione.

4) DUBBIO CIRCA IL PIANO DI DIO: una volta morto, Elia non avrebbe mai potuto conoscere e realizzare il glorioso piano di Dio per la sua vita.

Eppure Elia aveva avuto modo di sperimentare sia la sovranità, sia la tempistica perfetta, sia la provvidenza del Signore; ma, spesso, proprio dopo le più grandi vittorie, il nemico delle nostre anime cerca di portare via questi tre fondamenti, affinché possiamo sentirci smarriti e non confidare più in Dio e nel Suo piano.
In un primo momento, fu proprio quello che successe al profeta. Finché, l'angelo di Dio trovò il suo nascondiglio e lo raggiunse al momento giusto, facendo esattamente tutto il contrario di quanto aveva fatto Izebel: lo toccò, gli provvide nel deserto una focaccia e una brocca d'acqua e glieli pose accanto alla testa. Proprio lì, perché il cibo spirituale del Signore deve venire prima di tutto a rinnovare i pensieri ed eliminare quei dubbi che ci hanno condotto nel deserto spirituale, dove siamo così debilitati da "addormentarci".

Poi, l'angelo tornò di nuovo, senza stancarsi, e gli offrì altro cibo che, questa volta, gli diede le forze necessarie per camminare quaranta giorni e quaranta notti in zone desertiche.
Questa storia ci ha fatto comprendere come Dio sia sovrano al di sopra di ogni circostanza: Egli sa in quale deserto sei finito, sa quali sono i dubbi del tuo cuore, sa come curare le tue ferite, Egli sa arrivare al momento giusto e conosce persino il "cibo" di cui hai bisogno per realizzare il piano che Lui ha stabilito nella tua vita!

Riunione del 17/02/24: In quale misura?

Passo di riferimento: Zaccaria 2:1-5

Dal passo preso in esame, possiamo trarre un importante spunto di riflessione, che ci aiuta a capire e analizzare il nostro rapporto con Dio.

Poniamoci una domanda: in quale misura ci stiamo applicando all'opera di Dio?

Anche noi, come il giovane nella visione del profeta Zaccaria, potremmo trovarci a dover eseguire un "compito" per il nostro Signore e per la Sua opera. 

Fare qualcosa di "buono" e che rispecchi la volontà di Dio, però, a volte, non è sufficiente. Non basta servire il Signore, andare in chiesa attivamente, pregare o leggere la Sua parola per ritenerci "apposto" o soddisfatti del nostro cammino con Dio. Ciò che conta principalmente con Dio è il sentimento con cui stiamo facendo le cose, la misura di "cuore" e di fede che stiamo ponendo in quello che facciamo per Dio. 

In base a ciò, potremmo identificare due categorie di persone:

- chi, nel servire il Signore, ci mette la sua fede e il suo cuore sincero, nonostante le normali difficoltà che un essere umano possa avere;

- chi, invece, serve il Signore e fa la sua volontà, perché sa che è giusto, ma facendo sempre i propri "calcoli", senza fidarsi completamente e mettendo, appunto, una piccola misura di cuore.

La risposta che il Signore dà a quel giovane, va bene per entrambe le categorie: Egli gli spiega che la città di Gerusalemme non avrebbe avuto affatto bisogno di mura, perché Lui stesso sarebbe stato il suo muro di protezione... Allo stesso modo, il Signore ci invita a non porre limiti a quello che Lui può fare, si prenderà cura di noi e ci farà prosperare in una maniera che noi non potremo misurare, se solo ci arrenderemo a Lui completamente!

Riunione del 03/02/24: Tu sei quell'uomo!

Passo di riferimento: 2 Samuele 12

Il capitolo 12 del secondo libro di Samuele racconta la storia del profeta Natan che viene inviato da Dio per rimproverare Davide per il suo peccato con Bat-Sceba e per l’uccisione di suo marito Uria. Invece di affrontare direttamente Davide, Natan sceglie di utilizzare una storia per far emergere la consapevolezza di Davide sulla gravità delle sue azioni.

Il Signore mette nella nostra vita, proprio nei momenti più cruciali del nostro percorso, persone fondamentali così come lo fece con Davide, persone che il Signore li usa per il nostro bene. La storia raccontata da Natan riguarda un ricco che sfrutta un povero.Ascoltando questa storia, Davide si adira e dichiara che l’uomo ricco merita la morte per il suo comportamento ingiusto.

Questa è la reazione di Davide prima che Natan gli riveli la verità. Ma quale verità? Che questa storia non riguarda il ricco ma gli dice: «Tu sei quell’uomo ». Nella nostra vita spesse volte ci capita facilmente di puntare il dito e sentenziare la vita degli altri senza essere consapevoli dei nostri peccati.

Anche noi siamo quell’uomo! Quante volte la nostra ira,le nostre reazioni non ci permettono di realizzare la correzione di Dio nella nostra vita e la nostra prosperità spirituale. Dopo la storia di Natan Davide riconosce il suo peccato,ebbe un pentimento profondo davanti al Signore.

Questo passo sottolinea come ognuno di noi, indipendentemente dal proprio status, deve rispondere delle proprie azioni. Nonostante il pentimento di Davide, la sua famiglia subirà conseguenze tragiche (la malattia e la morte del figlio) dei suoi errori ma Dio sarà misericordioso.

Dio è pronto a perdonarci, mostra la sua misericordia di fronte a un cuore arreso e sincero. Il profondo pentimento di Davide emerge quando riconosce la propria colpa (Salmo 51).

La confessione del suo peccato gli ha portato non soltanto a sperimentare il vero perdono ma anche a sperimentare una grande benedizione da Dio dandogli un altro figlio che in seguito sarà un grande re d'Israele e farà parte della genealogia di Gesù: Salomone.

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